Ecco a voi una recensione: la pressa per hamburger Stufz Burger. Non una semplice pressa per creare semplici hamburger. Ma una in grado di creare hamburger ripieni!!
L’accessorio è composta da tre parti completamente separabili e lavabili in lavastoviglie: una base sulla quale mettere il macinato, un coperchio con il quale chiudere la pressa ed uno stantuffo da utilizzare per creare lo spazio per il ripieno.
Come funziona?? Ecco i cinque passaggi necessari per l’hamburger ripieno perfetto:
2. Chiudete la pressa e premete lo stantuffo con forza fino ad ottenere una cavità nella base dell’hamburger e riempitela del ripieno scelto
3. Posizionate circa 100 gr di macinato sopra alla base dell’hamburger ripieno, chiudete il coperchio, bloccate lo stantuffo e premete forte. In questo modo andrete a chiudere l’hamburger.
4. Aprite la pressa e, premendo la base verso l’alto, fate uscire l’hamburger ripieno!! Rendete più omogenea la superficie lavorandola velocemente con le mani.
5. Cucinatelo e mangiatelo!!!
Piccoli consigli: abbondate di ripieno (non come ho fatto io). Ricoprite la base ed il coperchio di pellicola in modo da riuscire a staccare bene l’hamburger una volta pronto (potreste usare anche un filo d’olio al posto della pellicola). Per le dosi di macinato io ho indicato quelle da me usate ma nulla vi vieta di fare un po’ come vi pare!!
Le prime volte che utilizzerete l’accessorio sicuramente maledirete me e la mia recensione. In effetti capire il meccanismo è facile, metterlo in pratica un po’ meno (verificate anche le istruzioni contenute nella scatola). Ci sono anche molti video esplicativi su YouTube. In ogni caso, dopo averci preso mano, diventerà il vostro compagno fidato per la preparazione degli hamburger ripieni.
El Chipa
Esistono due versioni “storiche” dell’origine del termine barbecue che hanno alcuni elementi in comune fra loro.
Prima di tutto il termine barbecue nasce in Sud America nel periodo della conquista del Nuovo Mondo.
Inoltre in entrambi i casi veniva utilizzato per identificare i graticci di legno sui quali la carne veniva cotta. Questi ultimi erano posizionati sospesi su uno strato di braci di legna. In questo modo la cottura era lenta e permetteva la conservazione della carne (per l’affumicatura della stessa).
Per finire il termine è il risultato della diffusione della versione adattata dai conquistatori.
La prima versione fa capo ai primi esploratori spagnoli che giunsero ai Caraibi incontrando le tribù indiane dei Taino. Per loro il nome dei graticci di legno sembrava “barbacoa”. Tornati in Europa diffusero la tecnica di cottura e la nuova parola.
La seconda versione fa capo ad alcuni esploratori francesi che avrebbero mangiato una capra cotta su un graticcio di legno e “de la barbe a la queue” (dalla barba alla coda) da cui, per semplificazione orale “barbecue”.
Anche in questo caso, una volta tornati in Europa, gli esploratori diffusero la nuova parola e la relativa tecnica di cottura.
La pronuncia varia, invece, in base alla vostra tendenza linguistica: se siete francofili direte “barbechiù” invece se siete anglofili utilizzerete “bàrbecu”.
Risolvere la questione dell’origine del termine è ormai impossibile ma quello che è certo è che da allora il termine è rimasto immutato, anche se nel corso della storia ha assunto molteplici significati.
Ai giorni nostri il barbecue non è più solamente lo strumento o la tecnica di cottura. “Fare” barbecue è sempre più utilizzato per definire un momento di aggregazione nel quale cucinare e mangiare in compagnia.
Quindi dal nome della tecnica/attrezzo siamo passati all’identificazione di un modo di passare il tempo e di un insieme di emozioni.
Fare barbecue è emozionante così come è emozionante condividere i risultati con le persone a cui teniamo. Ed è altresì emozionante vedere le reazioni di chi assaggia le preparazioni.
Il barbecue, da mero attrezzo, si è trasformato in emozione.
El Chipa
Oggi ci avventureremo nella prima ricetta di pesce di questo blog. Una ricetta semplice, veloce e gustosa a base di salmone.
Avete tutto per iniziare? Verificate questo elenco:
Per la marinatura:
Ora che abbiamo tutto pronto partiamo!!
Immergiamo la placca di cedro in acqua per almeno 1 ora.
Prepariamo il dispositivo per una cottura diretta.
Mescoliamo tutti gli ingredienti della marinatura tranne l’olio con un mixer. Dopo aver ottenuto un composto omogeneo aggiungiamo anche l’olio ed amalgamiamo il tutto a mano.
Condire il filetto con sale e pepe ed immergerlo in 1/2 della marinatura precedentemente preparata.
Posizioniamo la placca di cedro nel dispositivo e chiudiamo il coperchio.
Una volta ottenuto il fumo mettiamo il pesce sulla placca dalla parte della pelle e chiudiamo il coperchio.
Cuocere il salmone finché non diventa rosa al centro e rosolato ai bordi (circa 20-25′).
Servire il salmone con la parte restante della marinata.
Siete pronti a mangiare un salmone buono come mai prima??
El Chipa
Il reverse searing è una tecnica di preparazione della bistecca che va ad integrarsi con la classica “cottura diretta”.
Il termine è uno di quelli “intraducibili” ma se proprio volete italianizzarlo dovrete accontentarvi di “bruciatura inversa”. Non mi sembra molto affascinante…
Comunque, tralasciando l’aspetto linguistico, quale è la funzione del reverse searing? Iniziare ad intenerire la carne prima della cottura senza modificarne sensibilmente le proteine. Inoltre serve a disidratare la superficie della carne per diminuire sensibilmente il tempo di cottura in griglia. In questo modo creeremo la famosa “crosticina” (reazione di Maillard) senza che il “cuore” cuocia troppo.
Come si ottengono questi risultati? Riscaldando la carne a bassa temperatura fino al grado di cottura voluto (ricordate di procurarvi un termometro!) e poi creando la crosticina su griglia rovente.
Nel reverse searing si intende bassa quella temperatura che riscalda la carne senza iniziare a cuocerla. Per quanto mi riguarda tengo il dispositivo a massimo 50°.
Preparatevi per tempo. Scaldare la carne a 45° fino alla temperatura al cuore che preferite richiede tempo. Mi è capitato che 1,3kg di carne abbiano raggiunto il grado di cottura che volevo (40°) dopo 2 ore.
La tecnica può essere applicata a vari dispositivi: bbq a carbone, bbq a gas, bbq elettrico, forno, etc. L’importante è mantenere la temperatura entro il suddetto limite e verificare periodicamente che la carne non inizi a diventare grigia. In questo caso iniziereste a cucinarla e non è quello che vogliamo fare!!
Quindi, ricapitolando, per un perfetto reverse searing:
Mi sembra superfluo aggiungere che, in caso di utilizzo di forno elettrico, la cottura finale andrà fatta su un altro dispositivo così come, in caso di utilizzo di un bbq, la temperatura andrà aumentata prima della brunitura finale. Ma questo già lo saprete perché non siete dei cialtroni come me!!
Il reverse searing è una tecnica applicabile a qualsiasi taglio di bistecca ma secondo me dà il meglio di sé utilizzandola con tagli da oltre 1kg e almeno 3/4cm di spessore. Questo perché, scaldando la carne prima della cottura diretta, avremo un incremento della tenerezza ed una cottura uniforme. Oltre ad eliminare il rischio dell’antiestetico bordo grigio (c.d. mouse ring) tra crosticina e cuore derivante dalla necessità di cuocere il cuore e quindi prolungare la cottura diretta.
Una volta provata difficilmente tornerete indietro!!
El Chipa
In pratica toccando la carne in cottura e successivamente il muscolo posto alla base del pollice (come sopra mostrato) potreste valutare il grado di cottura pur in assenza di termometro (anche se io ve lo consiglio!!!)
Buona bistecca!!!
Oggi torniamo a parlare di maiale. Mettetevi a sedere perché qui si fa sul serio! Dopo le salsicce affumicate alla birra passiamo alla pancia di maiale con cotenna (Pork Belly). La ricetta è quella che ho imparato durante il corso “Smoke To Perfection Level 1” della BBQ4ALL University.
Avete bisogno di:
Oggi torniamo a parlare di maiale..
Contrariamente al parere diffuso la carne di maiale è molto magra ma con un sapore marcato. Il filetto è un muscolo praticamente inutilizzato dagli animali e quindi risulta più tenero di altri per l’assenza di tessuto connettivo. Per questa ragione ha anche minori infiltrazioni di grasso e quindi il rischio di “seccarlo” in cottura è molto elevato.