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I vari tagli delle ribs

Oggi parliamo di ribs (costine di maiale). Vi aspettavate la ricetta? E invece no! Andremo a trattare i vari tagli disponibili per questa preparazione.

Diciamo subito che i tagli principali sono 3: baby back ribs, St.Louis cut ribs e Spare ribs.

BABY BACK RIBS

Queste costine sono direttamente collegate alla spina dorsale e sono situate sotto il muscolo lombare (arista). Sono il taglio più magro e tenero e vengono chiamate baby non per l’età del maiale macellato ma perché più corte delle altre.

Ogni pezzo (slab) contiene dalle 11 alle 13 ossa e da una estremità potrebbe essere più corta dell’altra. Per tale motivo conviene eliminare la parte più corta per avere omogeneità di cottura. Di solito le costine sono curve e ricordano una mazza da hockey nella parte dove si incontrano con la spina dorsale.

A seconda di come il macellaio opera il taglio potremo trovare anche un centimetro / un centimetro e mezzo di arista.

Poiché mediamente pesano meno degli altri tagli cuociono in tempi relativamente più brevi.

ST. LOUIS CUT RIBS

Queste costine derivano da una rifinitura del taglio spareribs. In pratica sono un pezzo di quest’ultimo dopo aver eliminato le rib tips (cartilagini che sono situate oltre la fine delle ossa) e il flap (parte di carne senza ossa situata ad una estremità del costato). Ciò che rimane è un pezzo rettangolare e piatto mentre tutto il resto può essere utilizzato per dell’ottimo macinato (togliete tutte le cartilagini e gli eventuali residui di ossa) .

Ogni slab contiene dalle 10 alle 13 ossa dritte e piatte e cuociono orientativamente in 5/6 ore .

SPARERIBS

Il taglio Spareribs (Costine di scorta) non sono un avanzo o un taglio inferiore così come direbbe il loro nome. Né sono chiamate così perché la carne sia scarsa. Esse contengono carne eccellente, di solito più ricca e saporita delle baby back. Le Spareribs sono tagliate dalle estremità delle baby back e corrono fino in fondo allo sterno.

Ogni slab deve avere almeno 11 ossa e di solito è composta da più osso che carne. La carne è tutta localizzata tra le costole piuttosto che sopra come succede nelle baby back. Questa caratteristica le rende molto saporite.

Le Spareribs di solito costano un po’ meno delle Baby Back perchè hanno più ossa e perchè la domanda di quest’ultime è cresciuta in maniera significativa.

El Chipa

La “Holy Trinity” del BBQ Americano

Oggi parliamo della “Holy Trinity” (santa trinità) del barbecue americano ovvero i piatti “sacri”: Smoked Brisket, Pulled Pork e Smoked Ribs.

Il bbq è una vera e propria istituzione negli USA e da alcuni censimenti pare che il 60% degli americani sia felice possessore di un bbq di cui l’80% a gas. Detto questo è facile intuire quanto la “trinità” carnivora sia “sacra” negli USA.

SMOKED BRISKET

Lo Smoked Brisket, o Brisket per gli amici, è originario dello stato del Texas. Il paesaggio del Texas è dominato da pianure, colline ed altopiani (altitudine media 520m) e quindi adatto all’allevamento di bestiame. Il 20% del totale della produzione di “beef” statunitensi ha luogo in questo stato ed è al primo posto per il valore dei capi allevati.

L’importanza che ricopre l’allevamento si riversa anche nella tradizione gastronomica. Il barbecue è fortemente radicato nella cultura texana.

Ma che cos’è di preciso il brisket? Il taglio corrisponde alla punta di petto. E’ una lavorazione che in Italia non è facile da trovare e, soprattutto, le nostre razze bovine non sono idonee per questa preparazione. Il brisket è un taglio con grande presenza di tessuto connettivo (la mucca non ha clavicole e quindi i muscoli che lo compongono devono sorreggere almeno il 60% del peso) e questo lo rende estremamente tenace. Inoltre è necessaria anche una buona infiltrazione di grasso per mantenerlo “umido” a fine cottura.

Per questo deve essere cotto nella maniera corretta in modo da arrivare a sciogliere il collagene e quindi renderlo “commestibile”.

La cottura del brisket è la più lunga della “Holy Trinity” in quanto, salvo scorciatoie e in base alla pezzatura, possono volerci anche 16 ore per arrivare al traguardo!

Il brisket deve sapere di manzo! Manzo e poi ancora manzo! Quindi i vari condimenti, rub, etc non devono coprire il sapore di manzo!

PULLED PORK

Il pulled pork, invece, è originario degli stati del North e South Carolina. Questi due stati sommati insieme sono i primi produttori USA di maiali e quindi è facile intuire come il maiale sia ben radicato nella tradizione culinaria

Il taglio utilizzato non ha un analogo italiano. Gli statunitensi lo chiamano Boston Butt.

Da dove viene questo nome? Durante la guerra di indipendenza americana i macellai del New Ingland prendevano i tagli meno pregiati della carne di maiale, la parte superiore della spalla con la scapola, e li comprimevano in botti (butt) per lo stoccaggio e trasporto. Questo tipo particolare di taglio della spalla iniziò a diffondersi nello Stato come una specialità della città di Boston e da qui “Boston Butt”. Il taglio presente importanti quantità di collagene (derivante dai muscoli della spalla) e importante quantità di grasso (derivante dalla coppa).

Il Boston Butt viene affumicato e cotto a bassa temperatura in modo da poter essere sfilacciato (pulled) con facilità. Il Pulled Pork poi viene servito nel classico “bun” (panino) di solito accompagnato dalla coleslaw sauce, una insalata di cavolo cappuccio e salse varie.Tra il nord e il sud della Carolina ci sono differenze nelle salse di accompagnamento. Nel South Carolina si usano salse a base di mostarda e aceto, mentre nel North Carolina a base di pomodoro, aceto e peperoncino.

SMOKED RIBS

Le costine di maiale affumicate (ribs) sono originarie dello stato del Kansas e più precisamente della città di Kansas City. La ricetta risale al 1908 quando il sig. Henry Perry inizio la vendita di questa preparazione avvolgendo le costine in un foglio di giornale.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un taglio tenace, in quanto i muscoli intercostali vengono utilizzati per la respirazione, e con rilevante presenza di grasso.

Quindi pure le ribs devono essere cotte ed affumicate a bassa temperatura per lungo tempo per arrivare allo scioglimento del collagene.

Le costine, prima di andare in griglia, vengono cosparse di rub ed, a fine cottura, vengono “glassate” con salsa bbq. Da qui l’appellativo di “wet” (umido).

Esiste un’altra versione di smoked ribs che ha origine nello stato del Tennessee, più precisamente nella città di Memphis, che si differenzia dalla preparazione del Kansas per il fatto che il rub viene cosparso ad inizio ed a fine cottura senza glassatura con salsa bbq (da qui l’appellativo di dry, secco).

Spero di avervi dato una infarinatura completa della “Holy Trinity” del bbq americano.

El Chipa

Salsa dip di melanzane in ember roasting

Avete mai provato a cucinare in ember roasting? In pratica posizionando l’alimento direttamente sulle braci. Ecco… Oggi lo faremo con le melanzane.

La procedura e la ricetta sono ampiamente e chiaramente spiegate nel corso Grill To Perfection 1 di BBQ4ALL ed è lì che io lo appresa e provata.

La cottura diretta sulle braci è forse il primo metodo di cottura utilizzato dall’uomo. Questa semplice tecnica ha la capacità di dare al cibo aromi non ottenibili con altri tipi di cottura. Nel nostro caso andremo ad adagiare le melanzane direttamente sulle braci che provocheranno una bruciatura esterna dell’alimento conferendoli il tipico gusto affumicato. Non sarà necessario girare l’alimento in cottura. Basta lasciarlo lì. Ci penserà il vapore acqueo prodotto dall’acqua contenuta nell’alimento a cuocere tutto. Per verificare il grado di cottura delle nostre melanzane basterà tastarle e se la polpa risulta morbida allora saranno pronte.

Vediamo cosa ci serve:

  • Olio EVO
  • Succo di limone
  • Formaggio Caprino
  • Melanzane
  • Mandorle affettate
  • Aglio in spicchi
  • Menta
  • Tortilla Chips

Preparate il dispositivo per una cottura diretta e dopo aver lavato le melanzane mettetele in cottura direttamente sulle braci. Mettete il coperchio al dispositivo e lasciate cuocere. Le melanzane cominceranno ad annerire da una parte mentre dall’altra si gonfieranno a causa del vapore acqueo. Saranno pronte quando, toccandole, la polpa risulterà morbida.

Con un cucchiaio raccogliete la polpa cercando di evitare le parti bruciate e mettetela in un mixer con l’aglio, il sale, il succo di limone, la menta e l’olio. Frullate fino ad ottenere un composto omogeneo.

Versate nel piatto da portata e condite con pezzetti di caprino e mandorle. Decorate il tutto con foglie di menta fresca e tortilla chips (che poi mangerete con la salsa!!).

 

 

 

 

N.B. N.b. La ricetta è tratta dalla dispensa del corso Grill To Perfection Level One di BBQ4ALL University a cui ho partecipato in veste di corsista.

 

El Chipa

 

Recensione Kit Zero Smoke di Rosle

Oggi andiamo a recensire il Kit Zero smoke di Rosle che garantisce l’assenza del classico fumo nero, e del relativo odore, in sede di accensione delle brichette.
Il kit è composto da:
  • Ciminiera di accensione grande, solida e stilosa.

 

  • Supporto per cartuccia di combustibile.

 

  • Nr 6 cartucce di combustibile. Rosle parla di una per ogni accensione, in realtà a me ne servono sempre due…
La procedura di accensione è semplice. Prendiamo una cartuccia di combustibile, la incastriamo nell’apposito supporto, rimuoviamo la protezione superiore, la accendiamo e la posizioniamo sotto alla ciminiera di accensione. Come potete vedere dal video effettivamente non sia produzione di fumo. Rosle ha risolto il problema di chi vuol grigliate con le bricchette ma non può o non vuole impestare il vicinato con il classico fumo nero e puzzolente. Per uno che come me abita in un condominio e griglia sul balcone è veramente la soluzione ottimale. Non fate i furbi però… l’assenza di fumo si ha solamente usando il combustibile e le bricchette Rosle..
Il kit l’ho acquistato su www.agribrianza.it (euro 44,90) perché non riuscivo a trovarle su altri siti di commercio on line. Praticamente introvabili negli store fisici. Un sacco da 3kg di bricchette ha un prezzo di euro 7,90.
El Chipa

La reazione di Maillard: cosa è, perché serve e come si ottiene

Oggi parleremo di uno dei fenomeni principali ricercati non solo nel bbq ma in tutta la cucina: la reazione di Maillard.

Louis Camille Maillard è stato un chimico e medico francese che viene ricordato principalmente per la scoperta che prende il suo nome.

La reazione di Maillard è una reazione chimico-fisica scatenata dall’effetto del calore sul cibo. Maillard descrissi il fenomeno per la prima volta nel 1912.

Tralasciando noiose nozioni di chimica si può definire come “una serie complessa di fenomeni che avviene a seguito dell’interazione di zuccheri e proteine, durante la cottura”.

Cosa otteniamo con la reazione di Maillard? Otteniamo una crosta croccante molto aromatica e dal sapore caratteristico (la famosa “caramellizzazione degli zuccheri”).

Oggi analizzeremo la reazione nel campo della cottura in griglia ma i fattori che permettono tale reazione valgono per qualsiasi cottura ad alta temperatura in assenza di umidità (p.es una fetta di pane che diventa scura nel tostapane o la doratura delle patatine fritte).

Per la reazione di Maillard devono essere presenti i seguenti fattori:

  • Presenza di zuccheri cosiddetti “riducenti” e di proteine –> negli alimenti sono naturalmente presenti in misura variabile.
  • Alta temperatura –> per avere una reazione importante sono necessari almeno 160°. La reazione avviene anche a temperature più basse ma con minor velocità di realizzo.
  • Assenza di umidità o quasi totale assenza di umidità nella superficie dell’alimento –> asciughiamo il più possibile il nostro alimento prima di metterlo in griglia.

Per facilitare e velocizzare la reazione possiamo stendere un velo d’olio sulla superficie in modo da veicolare meglio il calore. L’olio, infatti, conduce il calore meglio dell’aria.

Dario Bressanini, nel suo libro “La scienza della carne”, suggerisce di aggiungere una piccola quantità di bicarbonato di sodio in modo da creare un ambiente alcalino (ph>7) che favorisce la reazione. Ovviamente non esagerate con la quantità altrimenti avrete dei sapori non proprio gradevoli.

Quindi, ricapitolando, per la reazione di Maillard serve alta temperatura, assenza di umidità e zuccheri “riducenti”. Semplice, no??

 

 

 

 

El Chipa

Beer Can Chicken

Oggi parliamo di una delle ricette più famose del bbq: il beer can chicken (pollo intero cucinato su lattina di birra).

Cosa vogliamo ottenere dalla cottura del nostro pollo? Pelle croccante e polpa succosa e saporita.

Come le otterremo? La polpa succosa la otterremo mantenendo una temperatura di cottura di circa 130° (mi raccomando cottura indiretta!!) e nel frattempo otterremo anche la disidratazione della pelle. Successivamente, durante la cottura, spennellando di olio EVO o burro fuso la pelle la renderemo anche croccante.

E la lattina di birra?? Ebbene… la lattina, svuotata per metà, servirà da supporto per la cottura del pollo che, quindi, vi sarà “seduto” sopra. Il tutto andrà posizionato sopra ad una leccarda in modo da poter successivamente recuperare i succhi di cottura da utilizzare per creare una stuzzicante salsina di accompagnamento.

Via… basta chiacchierare… partiamo… visto che si impara meglio facendo e non parlando!

Cosa ci serve:

  • 1 pollo intero
  • 1 lattina di birra
  • Mix di spezie: 1 cucchiaio di sale, 1 cucchiaio di pepe, 1 cucchiaio di aglio in polvere, 1 cucchiaio di rosmarino in polvere, 1 cucchiaio di origano in polvere
  • Olio EVO
  • Chips/Chunks di melo

Spennelliamo la superficie del pollo con l’olio e cospargiamo di spezie. Io cerco sempre di alzare la pelle del petto (senza romperla!) e cospargere anche la carne sottostante.

Prepariamo il dispositivo per una cottura indiretta a 130° ed, una volta pronto, aggiungiamo il legno da affumicatura direttamente sulle braci (come sempre non esageriamo col fumo!!)

Posizioniamo il pollo sul supporto e mettiamo in cottura sopra ad una leccarda.

Cucinare a coperchio chiuso e spennellare di tanto in tanto la pelle con dell’olio EVO o del burro fuso.

Il pollo sarà cotto a 75° misurati alla coscia (nel punto più ciccioso, stando attenti a non toccare l’osso con la sonda).

Ed ora godetevi il famoso beer can chicken!!!!


 

 

N.B. N.b. La ricetta è tratta dalla dispensa del corso Grill To Perfection Level Three di BBQ4ALL University a cui ho partecipato in veste di corsista.

 

El Chipa

Diventare Grill Master La Via Italiana Al Barbecue

 

 

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Diventare Grill Master di Gianfranco Lo Cascio (Comunica Edizioni, 2015, 304 pagine) è stato il primo libro sul bbq che ho comprato forte dei contenuti che avevo avuto modo di vedere sul gruppo facebook BBQ4ALL. Originariamente stampato in 7mila copie, adesso risulta praticamente introvabile.

Il libro è un vero e proprio manuale per imparare a grigliare, non una mera raccolta di ricette (per altro ben presenti) Non è solo un libro di ricette ma un vero e proprio manuale per imparare a grigliare.

Gianfranco ci racconta i suoi anni di esperienza nel mondo del barbecue con una scrittura chiara e semplice adatta ai neofiti ma anche ai grillers più navigati. Le varie tipologie di ingredienti sono trattati singolarmente e le splendide foto che arricchiscono gli argomenti sono del fotografo di Giorgio Violino.

Il libro ci fornisce le basi da cui partire, le regole da seguire e gli errori da non commettere, il tutto condito dai suoi segreti da esperto.

Come se tutto questo non bastasse c’è anche una selezione di oltre 80 ricette che spaziano dall’antipasto al dolce  passando da salse, marinature, pane e lievitati perché secondo Gianfranco “se lo puoi cuocere lo puoi grigliare!”

Finito qua? No di certo. Il libro contiene anche un glossario in grado di spiegare i termini tecnici utilizzati nel mondo del bbq.

Alcune delle ricette le ho già provate per la prima volta con risultati buoni e alcune di queste sono già pubblicate in altri articoli. Da qui si evince la validità del testo e della chiarezza con la quale è scritto. Ancora, però, non ho avuto il coraggio di avventurarmi nella cottura dei primi, dei dolci e dei lievitati, ma penso di farlo entro breve.

La comodità sta anche nel fatto che le ricette sono suddivise per tipologia di portata e quindi il lettore può selezionare cosa leggere.

Io ve lo consiglio… poi fate come vi pare!!!

Vi metto in evidenza anche una breve intervista di Paolo Massobrio autore de IlGolosario a Gianfranco Lo Cascio per la presentazione del libro.

El Chipa

Pressa per hamburger Stufz Burger Press

Ecco a voi una recensione: la pressa per hamburger Stufz Burger. Non una semplice pressa per creare semplici hamburger. Ma una in grado di creare hamburger ripieni!!

L’accessorio è composta da tre parti completamente separabili e lavabili in lavastoviglie: una base sulla quale mettere il macinato, un coperchio con il quale chiudere la pressa ed uno stantuffo da utilizzare per creare lo spazio per il ripieno.

 

 

 

 

Come funziona?? Ecco i cinque passaggi necessari per l’hamburger ripieno perfetto:

  1. Mettete circa 120 gr di macinato dentro alla pressa per formare la base

2.  Chiudete la pressa e premete lo stantuffo con forza fino ad ottenere una cavità nella base dell’hamburger e riempitela del ripieno scelto

3.  Posizionate circa 100 gr di macinato sopra alla base dell’hamburger ripieno, chiudete il coperchio, bloccate lo stantuffo e premete forte. In questo modo andrete a chiudere l’hamburger.

4.  Aprite la pressa e, premendo la base verso l’alto, fate uscire l’hamburger ripieno!! Rendete più omogenea la superficie lavorandola velocemente con le mani.

5.  Cucinatelo e mangiatelo!!!

 

Piccoli consigli: abbondate di ripieno (non come ho fatto io). Ricoprite la base ed il coperchio di pellicola in modo da riuscire a staccare bene l’hamburger una volta pronto (potreste usare anche un filo d’olio al posto della pellicola). Per le dosi di macinato io ho indicato quelle da me usate ma nulla vi vieta di fare un po’ come vi pare!!

Le prime volte che utilizzerete l’accessorio sicuramente maledirete me e la mia recensione. In effetti capire il meccanismo è facile, metterlo in pratica un po’ meno (verificate anche le istruzioni contenute nella scatola). Ci sono anche molti video esplicativi su YouTube. In ogni caso, dopo averci preso mano, diventerà il vostro compagno fidato per la preparazione degli hamburger ripieni.

 

El Chipa

Il barbecue dalle origini ai nostri giorni. Da attrezzo ad emozione.

Esistono due versioni “storiche” dell’origine del termine barbecue che hanno alcuni elementi in comune fra loro.

Prima di tutto il termine barbecue nasce in Sud America nel periodo della conquista del Nuovo Mondo.

Inoltre in entrambi i casi veniva utilizzato per identificare i graticci di legno sui quali la carne veniva cotta. Questi ultimi erano posizionati sospesi su uno strato di braci di legna. In questo modo la cottura era lenta e permetteva la conservazione della carne (per l’affumicatura della stessa).

Per finire il termine è il risultato della diffusione della versione adattata dai conquistatori.

La prima versione fa capo ai primi esploratori spagnoli che giunsero ai Caraibi incontrando le tribù indiane dei Taino. Per loro il nome dei graticci di legno sembrava “barbacoa”. Tornati in Europa diffusero la tecnica di cottura e la nuova parola.

La seconda versione fa capo ad alcuni esploratori francesi che avrebbero mangiato una capra cotta su un graticcio di legno e “de la barbe a la queue” (dalla barba alla coda) da cui, per semplificazione orale “barbecue”.

Anche in questo caso, una volta tornati in Europa, gli esploratori diffusero la nuova parola e la relativa tecnica di cottura.

La pronuncia varia, invece, in base alla vostra tendenza linguistica: se siete francofili direte “barbechiù” invece se siete anglofili utilizzerete “bàrbecu”.

Risolvere la questione dell’origine del termine è ormai impossibile ma quello che è certo è che da allora il termine è rimasto immutato, anche se nel corso della storia ha assunto molteplici significati.

Ai giorni nostri il barbecue non è più solamente lo strumento o la tecnica di cottura. “Fare” barbecue è sempre più utilizzato per definire un momento di aggregazione nel quale cucinare e mangiare  in compagnia.

Quindi dal nome della tecnica/attrezzo siamo passati all’identificazione di un modo di passare il tempo e di un insieme di emozioni.

Fare barbecue è emozionante così come è emozionante condividere i risultati con le persone a cui teniamo. Ed è altresì emozionante vedere le reazioni di chi assaggia le preparazioni.

Il barbecue, da mero attrezzo, si è trasformato in emozione.

 

 

El Chipa

Salmone marinato affumicato

Oggi ci avventureremo nella prima ricetta di pesce di questo blog. Una ricetta semplice, veloce e gustosa a base di salmone.

Avete tutto per iniziare? Verificate questo elenco:

  • Filetto  di salmone con pelle (mi raccomando con pelle!!)
  • Placca di cedro

Per la marinatura:

  • 4 cucchiai di succo di limone
  • 4 cucchiai di senape
  • 4 cucchiai di miele
  • 4 cucchiai di erba cipollina
  • 1 cucchiaio di aglio in polvere
  • 1 cucchiaio di pepe nero
  • 1/2 cucchiaio di peperoncino
  • 120ml di olio EVO

Ora che abbiamo tutto pronto partiamo!!

Immergiamo la placca di cedro in acqua per almeno 1 ora.

Prepariamo il dispositivo per una cottura diretta.

Mescoliamo tutti gli ingredienti della marinatura tranne l’olio con un mixer. Dopo aver ottenuto un composto omogeneo aggiungiamo anche l’olio ed amalgamiamo il tutto a mano.

Condire il filetto con sale e pepe ed immergerlo in 1/2 della marinatura precedentemente preparata.

Posizioniamo la placca di cedro nel dispositivo e chiudiamo il coperchio.

Una volta ottenuto il fumo mettiamo il pesce sulla placca dalla parte della pelle e chiudiamo il coperchio.

Cuocere il salmone finché non diventa rosa al centro e rosolato ai bordi (circa 20-25′).

Servire il salmone con la parte restante della marinata.

Siete pronti a mangiare un salmone buono come mai prima??

 

El Chipa